A ognuno il “suo” latte! Non è azzardato sostenerlo se si pensa ai diversi modi in cui il latte può essere lavorato. Raramente può essere bevuto crudo e quindi, per garantire un consumo più sicuro e conservabile, viene sottoposto a vari trattamenti: i microrganismi presenti nel latte causano infatti una facile alterazione.

La pastorizzazione rientra tra questi trattamenti. Il latte raggiunge la temperatura di 72°C e, dopo 15 secondi viene velocemente raffreddato e conservato tra 0° e 4° C. Il processo che genera il latte pastorizzato o latte fresco, non uccide tutti i microrganismi presenti nella bevanda, soltanto quelli considerati pericolosi.

La sterilizzazione invece, è un altro processo che garantisce la sicurezza dell’alimento ma che, a differenza della pastorizzazione ne garantisce una durata più prolungata. Ciò avviene grazie a temperature più elevate che portano a una riduzione di elementi peculiari del latte e a una modifica del suo sapore. Tutto ciò garantisce la scomparsa dei microrganismi dannosi e non, e una più lunga conservazione.

Quali sono i risultati di questi processi sul mercato? Il latte UHT a lunga conservazione, che assicura una durata del prodotto di circa tre mesi a causa delle temperature usate nel trattamento; il latte sterilizzato a lunga conservazione che può raggiungere una durata di sei mesi. Chiaramente questi prodotti possono essere conservati a temperatura ambiente ma, una volta aperti, vanno tenuti in frigo e consumati entro le 24 ore.

Altro tipo di latte è quello delattosato o ad alta digeribilità, ideale per gli intolleranti al lattosio che hanno la necessità di assumere il latte ma che non possono digerirlo.